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Premio Avanti! per LA MAL'OMBRA AL 25 TORINOFILMFESTIVAL

LA MAL'OMBRA AL 25 TORINOFILMFESTIVAL
Il film-documentario ha ottenuto il Premio Avanti!
Alcuni degli articoli pubblicati sulla partecipazione de La Mal'ombra al Torino Film Festival

1.
Articolo pubblicato dal Corriere del Veneto: IL MISTERO DI ROSA' AL FESTIVAL DI TORINO
2. Articolo pubblicato da Il Padova: LA MAL'OMBRA DI SEGRE E CRESSATI
3. Articoli su Il Mattino e Il Gazzettino leggi di seguito

IL GAZZETTINO 25.11.2007

Martedì sono quattro anni dall'aggressione a scopo omicida di Stefano Zulian, presidente del Presidio contro la Zincheria di San Pietro di Rosà. Lo stesso giorno in cui viene proiettato, in concorso, al Torino Film Festival, la manifestazione internazionale dedicata al cinema d'autore diretta quest'anno da Nanni Moretti, "La mal'ombra" dei padovani Andrea Segre e Francesco Cressati, che del Presidio racconta la storia.

«Una casualità, ma che cade a puntino», racconta dalla sua casa di Roma Segre . «È indegno che a quattro anni dalle dieci sprangate nel cervello e dai 40 giorni di coma, non si sappia neppure chi è indagato: il tribunale di Bassano non ha chiuso le indagini né archiviato il caso, così non si possono consultare le carte». Il film di Segre e Cressati è l'estensione di "I resistenti del Nord-est" (2006), diciotto minuti dedicati dai due registi all'interno del film collettivo "Che cosa manca" all'affaire della Zincheria di San Pietro, costruita senza valutazione di impatto ambientale sopra una zona archeologica e accusata di sorgere sopra un discarica abusiva di rifiuti tossici. «Quel film era concentrato tutto sul presente. La maggior durata ci ha permesso di approfondire sia l'aspetto legato alla zona archeologica che la sfida elettorale tra il sindaco uscente e la lista civica appoggiata dal Presidio e composta da elementi di tutte le aree politiche, dalla destra alla sinistra, passando per il centro cattolico». Da lontano, quella del Presidio può sembrare un tipico "Nimby", sigla inglese con cui si indicano le proteste contro opere pubbliche riconosciute come necessarie, ma di cui si temono effetti negativi: "Not In My Back Yard", appunto, ovvero "Non nel mio giardino", in italiano. «Quando io e Francesco abbiamo sentito parlare di questa storia temevamo fosse una cosa del genere. Ma poi ci siamo resi conto che non è così e per questo abbiamo deciso di parlarne. Credo che le molle che hanno trasformato questa protesta in qualcosa di molto di più siano state la scelta di tenere un presidio, un luogo fisico dove incontrarsi, riflettere e nel tempo capire che la loro lotta andava al di là; e poi la capacità di Daniele Pasinato di trovare legami con realtà simili, con cui il Presidio si incontra spesso. La sua lotta non è contro lo sviluppo: molti del Presidio sono anziani che ricordano ancora la "puzza delle bestie" di quando ci si riuniva nelle stalle per trovare un po' di caldo. È invece una lotta contro uno sviluppo indiscriminato e senza limiti, che conduce alla disumanizzazione. In fondo quel che dice la signora Clelia, in veneto e con parole semplici, è quello che dice il Nobel Al Gore». Dopo i festival di Roma e Venezia, ora tocca a Torino, ma in concorso: «È importante. Ma non dimentico che non ci saremmo arrivati senza il coraggio produttivo, la coerenza, la precisione, la scommessa economica della padovana Jolefilm di Marco Paolini, capace di investire su nuovi linguaggi e giovani autori, rispettandone la libertà espressiva. Una realtà che fuori Padova ci invidiano e di cui c'è da andare fieri. E voglio ricordare le splendide musiche della padovana Piccola Bottega Baltazar, lodate da tutti». Ma le elezioni a San Pietro come sono finite, poi? «Eh, per saperlo, si deve vedere il film».

Renzo Stefanel

IL MATTINO 28.1107

Il presidio di San Pietro di Rosà con «Mal’ombra» in gara a Torino



TORINO. C’è un presidio di lotta in Italia che dura da più di 5 anni. E’ a San Pietro di Rosà, davanti a una zincheria costruita sopra quello che una volta era un sito archeologico e, secondo gli abitanti che protestano, su terreno forse inquinato da rifiuti speciali. La storia di questo presidio è ora un docu-film, Mal’ombra che la Iolefilm ha presentato ieri in anteprima, alla presenza di molti dei protagonisti del presidio, al Torino Film Festival, dove concorre per il premio riservato ai documentari. Quello che hanno pensato e realizzato Andrea Segre e Francesco Cressati è a tutti gli effetti un film, che tra l’altro racconta molto del Veneto di oggi, oltre che della vicenda specifica. Per esempio è una lotta di contadini, di contadini superstiti, che si vedono accerchiati da una zona industriale invadente, che recide ogni legame col passato. In questo senso è il racconto di una morte, comunque vada la vicenda, non a caso molti di quelli che si danno il cambio nei tendoni di fronte alla zincheria sono anziani, persone che non combattono una battaglia ideologica o politica, ma difendono una loro idea di esistenza. Nel film contano le loro parole, ma soprattutto i loro volti, i loro occhi, il loro dialetto, i gesti di sempre che si stanno perdendo. Mal’ombra può contare infatti su tempi lunghi, su riprese fatte nel corso degli anni, può mostrare i personaggi, perchè di veri personaggi si tratta, alle prese con la vita di tutti i giorni, in cui però la lotta per la difesa di quella terra è sempre presente. Dice ad un certo punto il padre di uno dei giovani che si battono per il presidio, che per il figlio da 5 anni conta solo questo. Eppure è un operaio, che ogni mattina si alza presto e va in fabbrica a lavorare: potrebbe rassegnarsi, cambiare casa e farla finita, ma in lui come negli altri è scattato qualcosa che è a mezzo tra vecchio e nuovo, una solidarietà di popolo, verrebbe da dire, che si unisce alla voglia di resistere alla sopraffazione, di difendere i diritti. Il film in fondo racconta questo sentimento diffuso, che unisce le signore che recitano il rosario e il panettiere biker, l’infermiere politicizzato e il vecchio cacciatore. Tutto molto fuori dagli schemi, fuori dalle semplificazioni perchè si può anche scoprire che il panettiere tatuato, carico di anelli e motociclista va poi in biblioteca a studiare testi medievali in latino. Ma anche che questo piccolo movimento da cinque anni finanzia ricorsi legali, analisi di laboratorio e tutto il resto organizzando cene sociali con polenta e osei, mostrando nello stesso tempo un’inusuale capacità di utilizzare i sistemi di comunicazione di massa. E come in una commedia c’è la giovane sindachessa rampante coi tacchi a spillo, ci sono i ricchi industriali chiusi nel loro riserbo, l’indifferenza di chi non è colpito. Ed un risvolto giallo, col sospetto di ecomafie che si muovono sullo sfondo, di coperture politiche non sempre chiarissime, ed anche un vero e proprio tentato omicidio ai danni di uno dei leader della protesta su cui ancora non è stata fatta luce. (Nicolò Menniti-Ippolito)