Articolo pubblicato da Il Fatto Quotidiano del 1 Aprile 2018
I nodi vengono al pettine. Il sistema di sicurezza europeo
contro i migranti produce l’implosione dell’Europa stessa. I francesi, così come
gli austriaci o i tedeschi, non si fidano della nostra capacità di controllare
i confini e non solo li chiudono, ma entrano nel nostro territorio a fare ciò
che pensano dovremmo fare meglio. E’ esattamente quanto noi pensiamo sia giusto
fare in Libia, Tunisia, Albania... Ascoltate queste frasi: “Non abbiamo spazio,
dobbiamo fermarli prima della frontiera”. “I Paesi di transito devono tenerseli,
perché non possiamo subire noi tutto il peso dell’accoglienza.” “ Le porte d’ingresso
vanno controllate e se non lo fanno loro dall’altra parte lo faremo noi per
loro.” Chi le dice a chi? I francesi a noi? Noi ai libici? I greci ai turchi? O
gli ungheresi ai greci? Il gioco al rimpallo è infinito. La fiducia si sfalda
progressivamente. L’unico principio è: “non qui da noi, devono stare dall’altra
parte, non importa come e dove”. Il collasso di questo sistema è dietro alle
porte. E le conseguenze possono essere moto gravi anche per “noi cittadini di
serie A”, non solo per quegli “sfigati di migranti”. Il passo successivo è
evidente: beh allora chiudiamo tutto e anche i vostri figli col cavolo che
vengono a fare i camerieri a Parigi o Londra. A quel punto cosa farà Salvini?
Dichiarerà guerra a Parigi e Londra? Mai dire mai.
Esiste un’altra strada?
Se usciamo dal panico emotivo mediatico, capiamo che il vero
tarlo del sistema è legato proprio all’eccessiva sicurezza. Abbiamo deciso che
la strada necessaria era aumentare i controlli. Stiamo spendendo decine di miliardi
in sistemi di respingimento che eliminano alla base il dialogo con la
soggettività del migrante. Non sei nessuno, sei un numero e come tale sei di
troppo, quindi rimani fuori. Siccome ti ostini a non voler rimanere fuori
allora spendo miliardi e ti schiero contro polizie e eserciti. E intanto dico ai
miei cittadini che tu devi stare fuori perché non ci sono soldi per tutti. E
loro tutti, o quasi, mi credono.
Se invece investissimo soldi (probabilmente ne servirebbero
di meno) per mediatori internazionali e
non soldati, capaci di parlare con il migrante in partenza e chiedergli cosa
vuole fare, dove vuole andare e prevedere un numero sostenibile di visti di
entrata regolari e controllabili, che riducano la pressione e blocchino il
circuito folle che ci sta portando al collasso?
Libereremmo economie legali e virtuose, oggi risucchiate da
trafficanti e polizie, e magari scopriremmo che ci sono esseri umani che hanno
fratelli, amici da raggiungere. Che hanno posti di lavoro. Che sanno dove
andare a vivere. Che non vogliono chiedere asilo e rimanere parcheggiati in
inutili centri di accoglienza, ma studiare e lavorare. O anche semplicemente
amare, che nella vita non è né brutto né pericoloso. E saremmo così anche più
capaci di dare protezione a chi ne ha bisogno, senza violare corpi e diritti
come stiamo quotidianamente facendo.
Da alcuni mesi Il ForumPer Cambiare l’ordine delle cose sta promuovendo questa e altre proposte.
Chi ne è incuriosito può unirsi a questo percorso.