In questa pagina trovate informazioni e notizie legate principalmente alla mia attività di regia documentaria e cinematografica, ma anche scritti, riflessioni, diari di viaggio, appunti.
Il deserto e il mare
di
Dagmawi Yimer
Sintayehu Eshetu
Solomon Moges
Menghistu Andechal
Adam Awad
da un progetto ideato da Marco Carsetti, Andrea Segre e Alessandro Triulzi
per AAMOD in collaborazione con ZaLab e Asinitas
con il sostegno di Fondazione Monte Paschi di Siena
Il documentario nasce all’interno di un’iniziativa in corso da alcuni anni a favore di immigrati e richiedenti asilo provenienti soprattutto dal Corno d’Africa intorno a una ‘scuola di italiano’ iniziata da Medici contro la tortura per contestualizzare e lenire la memoria dei traumi subiti e dello spostamento. A scuola, struttura aperta di formazione continua basata su lavoro volontario ad opera di una onlus specializzata (www.asinitas.org), i migranti vengono accolti in una comunità di cura della persona che enfatizza l’autonomia, la creatività, la capacità di rete di chi è in situazione di bisogno, il riannodarsi di rapporti significativi dopo (e all’interno del) trauma dello spaesamento, della precarietà e della emarginazione.
Il documentario è il risultato di primo un laboratorio di autoformazione audiovisiva per migranti avviato all’interno dalla Scuola di Asinitas in collaborazione con l’Archivio audiovisivo della memoria operaia e democratica (www.aamod.it) di Roma e con l’Associazione ZaLab (Laboratorio Zavattini, www.zalab.tv). Il laboratorio, coordinato da Marco Carsetti, docente della scuola, e Andrea Segre, regista di alcuni rilevanti documentari sulle migrazioni verso l’Italia, è teso alla trasmissione di forme di autorappresentrazione della condizione migrante, in modo da rendere la testimonianza di memorie colletttive fruibili all’interno delle singole comunità da parte dei loro stessi membri.
Il deserto e il mare è il risultato di questa esperienza condotta a Roma nella primavera-estate del 2007. Il film ricostruisce episodi della vita passata e presente di alcuni richiedenti asilo etiopi e sudanesi a Roma e in Sicilia e dei loro contatti con altri gruppi e con le istituzioni nazionali. Il film è stato integralmente scritto e girato da cinque giovani allievi migranti, quattro etiopi e uno sudanese, alla loro prima esperienza di ripresa con una telecamera.