Potremmo silenziosamente riconoscerci in queste due definizioni, pur avendo paura del fatto stesso di poterci o volerci definire.
Itaca.Ulisse. Viaggio.Viaggiatori. Fin qui tutto chiaro. Ma perché migranti? Non è ripetitivo? Una risposta semplice potrebbe essere che si tratta di un rafforzativo, e rafforzare l’idea di viaggio non fa male. Rafforzarla, radicarla, a tratti estremizzarla. Già sarebbe una possibile spiegazione. Ma c’è di più: migrante è il viaggiatore che può anche non tornare, che sceglie il viaggio come strada di cambiamento, come trasformazione dell’orizzonte, come terreno di contaminazione, di diversità e soprattutto di incontro.
Il viaggio può essere anche semplice vacanza, distrazione, svago, il viaggio del migrante è sfida, rischio, conoscenza. “Fatti non foste per viver come bruti…” Ma forse ancora non basta. Migranti sono i protagonisti più profondi dell’epoca in cui stiamo vivendo, migranti sono le vite di uomini che non possono godere e che vogliono sfidare le barriere del privilegio, migranti le scelte di chi guarda in faccia e decide di non rispettare il palese squilibrio di questo assurdo mondo, migranti sono tutti coloro che non accettano immobili definizioni di spazio o di tempo. Migranti viaggiatori.
E Narratori. Da quattro anni proponiamo storie, voci, testimonianze, emozioni, incontri attraverso lo strumento quasi antico e profondamente attuale del racconto. Video, teatro e altri racconti: questo è da sempre Itaca, grazie ai suoi ospiti, ma anche grazie a noi, organizzatori con il bisogno di narrare, narratori del video e del teatro, capaci di incontrarsi lungo questo strano viaggio. Ma perché resistenti? Perché il racconto è resistenza, direbbe qualcuno: è resistenza ai ritmi del consumo, ai vortici del commercio, alle luci degli show, all’erosione del ricordo, alla scomparsa o forse solo alla fatica dell’incontro. Narrazioni resistenti. Ma anche narratori, resistenti. I nostri ospiti, come noi: artisti, viaggiatori, creatori, professionisti del teatro e del video che insistono in un cammino che sembrerebbe non poter avere spazio, ma che invece è una delle sfide più importanti per la crescita di culture, comunità, mondi: quello della produzione artistica indipendente, capace di essere progettualità e ricerca culturale. Resistenza ne abbiamo fatta moltissima in questi anni, abbiamo affrontato attacchi, accuse e soprattutto tentativi di isolamento: non ci siamo mai, davvero mai fermati e abbiamo sempre pensato alla qualità e all’importanza dei contenuti, delle idee, delle emozioni di decine di racconti e narrazioni che sono l’unico motore indispensabile di questo e molti altri viaggi. Verso Itaca.
Errori e distrazioni
Viaggiare, navigare non è facile. Soprattutto in questo mondo. E ogni anno proviamo a farlo attraverso un punto di vista, una suggestione, uno sguardo che ci permettano di intuire, o domandare qualcosa in più. Quest’anno ci siamo guardati intorno e abbiamo sentito il bisogno di dirlo: è tutto troppo sbagliato. Siamo circondati da scelte, azioni, convinzioni, furbizie che costituiscono degli errori e dei pericoli enormi per tutti noi: e chi decide, chi può (nel senso materiale del potere) decidere, prosegue indenne la sua marcia di errori, proponendo come soluzione ai danni causati, forme spettacolari, false e patinate di distrazioni. L’importante è non pensarci, distrarsi: così anche gli errori scompaiono. Itaca quest’anno va in contromano e prova a dissipare le distrazioni per capire o almeno intuire gli errori. Anche perché ci piacerebbe, anche per questo facciamo arte, che la distrazione potesse riacquisire il suo nobile ruolo di interruzione della fatica e non essere usata solo come copertura della realtà.