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DIARIO DAL SENATO

5 febbraio 2009

Ho seguito oggi la discussione al Senato sul Trattato Italia-Libia.

La discussione non è ancora finita. Riprenderà domattina. Anche se l’esito ormai sembra scontato. 

Gli interventi dei Senatori del PdL e della Lega sono di una ignoranza e di una barbaria inaccettabili per una democrazia civile: un intreccio di stereotipi xenofobi e facili enunciazioni demagogiche, che non hanno nessuna relazione con le vite reali delle persone, ma che si crogiuolano nel magma utile e torbido dell’ignoranza e della paura. 



Come l’intervento incredibile del vicesindaco leghista di Lampedusa, che urla in aula quasi spiritata che “finalmente non arriverà più nemmeno un barcone e i clandestini rimarranno a casa loro”. Perché notoriamente “casa loro” è la Libia. Più apprezzabile l’intervento di un senatore PdL (non ricordo il nome) che ha con chiarezza tracciato i vantaggi economici insiti in un Trattato che di fatto crea una via preferenziale per le imprese italiane nella corsa al commercio con il nuovo mercato libico.

In questo clima ormai normale nell’Italia dei “cattivi”, alcuni senatori della minoranza (PD, Radicali e IdV) hanno sottolineato con interventi in aula la completa assenza nel testo di riferimenti che rendano possibile da parte dell’Italia garantire e verificare la tutela dei diritti umani fondamentali dei migranti africani in Libia. C’è stato anche chi ha ricordato le condizioni disumane dei centri di detenzione e chi si è appellato alla totale assenza di legislazione sul diritto d’asilo nel Paese del Colonnello.

All’inizio i gruppi della minoranza sembravano compatti nel far crescere l’opposizione al Trattato, anche per l’aspetto relativo ai diritti dei migranti. Sembrava stessero in qualche modo funzionando almeno in seno all’opposizione, la pressione sviluppata in questi giorni dalle ONG e dal nostro appello.

 Poi, dopo la pausa, le strade dell’opposizione si sono separate.

I senatori del PD (Livi Bacci, Marinaro, Mercenario e Marini) hanno ritirato il loro emendamento in cambio di un vago e legislativamente vacuo Ordine del Giorno, approvato dal Governo: con questo scambio si è conclusa la capacità di opposizione e di azione etica del PD, che in stragrande maggioranza ha deciso di seguire la linea d’alemiana del voto a favore del Trattato. La dichiarazione di voto del Senatore La Torre (braccio destro del leader Massimo) è stata molto chiara e monolitica: il Partito ritiene fondamentale dare un segnale di collaborazione al Colonnello Gheddafi e, pur riconoscendo le “imperfezioni” del Trattato in materia di diritti e di politiche migratorie, conferma con convinzione il suo sostegno allo “storico Trattato”. Intorno a lui imbarazzanti volti di silenzio e sottomissione degli altri senatori che accettano la linea, mettendo da parte la chiarissima consapevolezza (espressa anche negli interventi della mattina) delle pericolosissime conseguenza del Trattato stesso per migliaia di esseri umani.

Si alzano indignate e vibranti solo le voci dei Senatori PD Perduca e Poretti, unici due ad esprimere con chiarezza l’intollerabile compromesso imposto dal Partito.

Nel frattempo rimane in vita  solo l’emendamento dei Senatori Pedica e Belisario dell’IdV, che viene però respinto dall’aula, nonostante il fatto che la richiesta fosse quella di istituire una commissione di monitaroggio aperta anche ad ONG indipendenti a titolo completamente gratuito. Pur di non ostacolare la libertà arbitraria di azione della dittatura libica nel suo territorio, l’Italia rinuncia anche alla possibilità di dotarsi gratuitamente di uno strumento competente per verificare l’azione della polizia dello Stato a cui chiediamo di fermare migliaia di esseri umani in fuga.

Alla fine, nella dichiarazione di voto finale, il senatore Pedica dell’Itaia del Valori, ha citato in aula il nostro Appello, leggendone un pezzo molto ampio e appoggiandone con convinzione i contenuti. E’ un risultato non certo sufficiente, ma è comunque un risultato, che dà coraggio alla nostra azione dal basso affianco alla dignità dei protagonisti di COME UN UOMO SULLA TERRA.

Domani ci sarà il voto effettivo. Purtroppo è molto probabile che da domani l’Italia sarà ufficialmente complice di gravissime violazioni di diritti da parte di uno dei governi più antidemocratici e dittatoriali esistenti sulla faccia della terra. Da domani i soldi dei cittadini italiani andranno a finanziare una delle polizia più ignoranti e tiranniche esistenti sulla faccia della terra. Da domani il nostro Paese sarà ufficialmente alleato di un Governo i cui “ufficiali” gestiscono con le organizzazione criminali traffici e mercati di esseri umani. Da domani saremo ufficialmente amici di torturatori di esseri umani.

E questo grazie non solo ai parlamentari di una coalizione di destra che ha costruito gran parte del suo successo sull’alimentazione di paure xenofobe, ma anche a quasi tutti i parlamentari di un Partito che si propone ipocritamente come erede di una tradizione di difesa dei diritti umani e sociali e di promozione di una società aperta e multiculturale.

So benissimo che i “professionisti democratici” della politica archivieranno questo mia spontanea indignazione come “ingenuità”. E allora io a questi signori professionisti, dico chiaramente che mi rifiuto categoricamente di chiamare “ingenuità” la necessità profondamente umana di non poter schiacciare la vita di altri esseri umani. Se loro vogliono chiamarla così, se ne prendano responsabilità davanti alla storia e alla totale crisi etica del soggetto politico che hanno fondato. Un soggetto che pone l’interesse demagogico di consenso elettorale e l’interesse economico e geopolitico parziale prima del rispetto dei diritti e della dignità umana.

La tradizione di cui si credono eredi i “professionisti democratici” mette al centro della propria attenzione e della propria azione politica la vita dei meno potenti, dei più deboli, di chi ha solo il proprio corpo, le proprie mani, le proprie gambe per provare a costruire un futuro per sé e per i propri figli. Mette al centro la lotta di uomini e donne per la libertà civile e politica da regimi di oppressione e violenza. Mette al centro la giustizia e l’eguaglianza di tutti gli uomini al di là della loro razza, religione e condizione sociale. Ritenersi parte di questa tradizione non può andare d’accordo con l’avvallo di questo Trattato.

Nella speranza che la notte porti consiglio, sono sicuro che le migliaia di persone che in queste ore ci stanno seguendo su questo sito, innalzeranno forte la loro protesta e indignazione.