C'è un'unica cosa che ho voglia di dire di fronte al delirante show gheddafiano del piccolo nano flacido a Lampedusa.
La rivoluzione è tra noi.
E' arrivata via mare dalla Tunisia.
E continuerà ad arrivare.
Li avete visti chi sono i migranti di questi giorni?
La maggioranza (perchè come ho scritto iniziano ad arrivare anche i profughi africani che avevamo respinto insieme alle violenze del Colonnello) sono giovani 25enni tunisini.
Si, quelli con le scarpe griffate (taroccate) e i telefonini: grazie caro Zaia, forse non te ne sei accorto, ma hai finalmente calato la maschera e ci hai aiutato a capire davvero cosa volete bloccare.
Volete bloccare la libertà degli altri per garantirvi la vostra. E' chiarissimo.
I ragazzi tunisini non hanno alcuna esigenza di sfamarsi e non scappano da nessuna violenza.
Ma hanno un'esigenza forse più grande: quella di viaggiare.
La stessa identica esigenza dei ragazzi italiani di 25 anni, che navigano on line e poi partono per raggiungere luoghi lontani da quelli soliti e sempre uguali dove sono cresciuti.
L'unica piccola differenza è che gli italiani possono e i tunisini (come i marocchini, gli egiziani, i senegalesi, i moldovi...) no.
E allora visto che non possono, se ne fottono e lo fanno.
Questa si chiama rivoluzione.
Del tutto priva di grandi consapevolezze e coscienze politiche e spinta da desideri spesso semplicemente consumistici.
Ma è oggettiva rivoluzione contro un'ingiustizia enorme ed innegabile.
Chi nasce dalla parte giusta del mondo può viaggiare, conoscere, incontrare, cambiare.
Chi dalla parte sbagliata deve invece restare immobile nella sua isolata condizione (che per di più è anche più misera economicamente).
E' inaccettabile negazione di libertà, quanto lo è quella del vivere sotto una dittatura.
E così i ragazzi tunisini che si sono appena liberati di una dittatura, ora vogliono liberarsi anche di quest'altra ingiustizia.
Ed io sono profondamente d'accordo con loro.
Che lo facciano. Tutti. Subito. Con un meraviglioso sorriso sul volto.
Che smascherino con tutto il loro spontaneo entusiasmo la protezione conservatrice del privilegio europeo.
Che mettano in crisi con i loro corpi il finto umanitarismo che vorrebbe imprigionarli in campi o navi extra legem.
Che sfidino a viso e mani scoperte il razzismo di stato dei dittatorini padani.
E che facciano anche di più: che ci aiutino ad attaccare le ingiustizie sociali ed economiche che governano il nostro paese in modo sempre più simile a quello con cui Ben Alì governava il loro.
Mi auguro che tutti i ragazzi italiani di 20-25 o 30 anni sappiano cogliere il grande vento di libertà che sta arrivando dalla sponda sud del Mediterraneo.
Pensate giovani italiani: cosa sarebbe la vostra vita senza il viaggio, senza la libertà di conoscere e cambiare? Come vi sentireste a non poter andare a Parigi, a Barcellona, a Ibizia, a New York, a Berlino, a Londra, ad Amsterdam? A non poter scappare, a non poter trasgredire, a non potersi liberare dai piccoli quotidiani controlli del proprio mondo familiare?
E pensate 30-35enni cosa sarebbe la vostra vita senza poter avere scambi di lavoro o di conoscenza con altri professionisti, ricercatori, lavoratori stranieri? A non poter portare i vostri figli a conoscere altri Paesi, altre culture? A non potersi fare ogni tanto una bella vacanza rilassante a LIsbona o a Shamr el Sheik, nella Camargue o in Argentina?
Pensateci bene e solo dopo provate a capire cosa sta davvero succedendo a Lampedusa e in giro per tutt'Italia.
Se davvero lo capirete, allora uscirete dalle vostre case e andrete a conoscerli e a sostenerli questi giovani rivoluzionari mediterranei.
Avanti giovani mediterranei.
Rivoluzionate il nostro vecchio e impaurito paese.
Venite, che il futuro appartiene alla libertà dei popoli e tra le libertà fondamentali per un essere umano, c'è anche quella di viaggiare.
Io sono con voi.
Andrea